Il parto della cagna:
ecco alcuni consigli utili
La dott. ssa Squilloni Elettra ed il dott. Marruchi Davide rispondono alle domande più frequenti sull’argomento.
La corretta gestione del parto richiede la conoscenza, in primo luogo, della durata della gestazione, che, nel caso della cagna, dura 9 settimane, precisamente 63 giorni più o meno uno dal giorno dell’ovulazione, mentre è maggiormente variabile se conosciamo soltanto la data dell’accoppiamento, con un range di 56-72 giorni. Durante le ultime settimane di gravidanza, l’equilibrio ormonale cambia, permettendo il rilassamento dei tessuti del canale del parto, i cui recettori verranno successivamente stimolati dalla distensione indotta dal feto e dalle membrane fetali, consentendo l’inizio delle contrazioni uterine.
Durante tutto il parto è assolutamente importante lasciare acqua e cibo a disposizione e, in linea di massima, ha una durata di 6-8 ore dall’inizio delle contrazioni addominali, fino a un massimo di 12 ore. Il proprietario ha, prima di tutto, il compito di trasmettere tranquillità e serenità alla mamma, anche solo osservandola da lontano.
– Quali sono le fasi del parto?
Il primo stadio può durare 6-12 ore, ma, soprattutto nelle cagne primipare, anche 36 ore. Durante queste ore si verificano contrazioni uterine che noi non percepiamo esternamente, perché non sono accompagnate da contrazioni addominali evidenti. La cagna può avere un comportamento di irrequietezza e nervosismo, ansimando e, talvolta, presentando nausea e vomito. Alla fine del primo stadio le contrazioni uterine aumentano in frequenza ed intensità, sospingendo i feti e gli invogli fetali verso il canale del parto, che è ormai dilatato. La maggior parte dei feti ha una presentazione anteriore, ma la presentazione podalica non deve destare preoccupazioni. Il secondo stadio ha una durata molto variabile, ma generalmente è di 3-12 ore. Il primo feto impegna il canale del parto e una delle membrane fetali, detta allantocorionica, può rompersi, provocando la fuoriuscita di fluido dal trasparente al verdastro (rottura delle acque). Le contrazioni uterine diventano più intense ed espulsive, accompagnate da evidenti contrazioni addominali. Il primo feto è espulso entro 4 ore dall’inizio del secondo stadio del parto e dalla comparsa di contrazioni addominali evidenti e regolari. Una volta nato il primo cucciolo, l’intervallo tra la nascita di un cucciolo e quello successivo non deve essere superiore a 2 ore. Generalmente la madre si prende cura dei cuccioli, lacerando gli invogli fetali, recidendo il cordone ombelicale e stimolando la prole a riprendersi dal torpore. Il terzo è ultimo stadio prevede l’espulsione delle placente ed avviene dopo la nascita di ciascun feto. A volte può succedere che nascano più feti prima che tutte le placente vengano espulse. Si consiglia di non disturbare la vostra cagna nell’atto di mangiare le placente. Se tutto procede regolarmente, il proprietario può rimanere in osservazione, monitorando strettamente la cagna, ma senza intervenire: un eccessivo stress della madre potrebbe essere controproducente e causare un’inibizione del parto con conseguente distocia.
– Quali sono, invece, i segni di distocia che rendono necessario portare a visitare la mia cagna dal medico veterinario?
In primis, vi dovrete preoccupare se le contrazioni addominali sembrano deboli e irregolari per più di 2 ore o, viceversa, se osservate spinte intense e regolari per più di 30 minuti senza espulsione di alcun cucciolo. Un altro segno che deve mettervi in allarme è la mancata espulsione di un cucciolo per più di 2 ore da quello precedente. Tenete sempre sotto controllo i fluidi fetali quando si rompono le acque, in quanto, se dura più di due ore senza che accada nulla in seguito, non è fisiologico. È un problema anche se vedete uscire dello scolo di colore verdastro per più di 2 ore senza fuoriuscita di annessi o cuccioli. Il vostro medico veterinario verificherà immediatamente la vitalità fetale, esplorando manualmente la cervice e tramite un’ecografia al fine di decidere se affrontare la distocia da un punto di vista medico, con somministrazione di farmaci per l’induzione, la prosecuzione del parto e stretta assistenza della madre e dei cuccioli, o con approccio chirurgico, attraverso il cesareo.
– Se sono da solo in casa e la mia cagna sta partorendo, cosa posso fare nell’immediato per aiutarla?
In generale, è chiaro che la natura ha bisogno del suo normale corso, ma i problemi nell’immediato che si può provare a risolvere sono, ad esempio, un improvviso calo del tono uterino durante la fase espulsiva, che consegue ad avere un cucciolo che rimane in parte all’esterno. In tal caso, il proprietario può delicatamente tirare il cucciolo verso l’esterno: se, nonostante questo aiuto, il piccolo non procede, chiamate subito il vostro medico veterinario. Se la mamma non rompesse da sola le placente, potete aiutarla voi a liberare i cuccioli dal liquido amniotico. Stessa cosa se la cagna non recidesse il cordone ombelicale: potete tagliarlo con delle forbicine a due centimetri dall’addome, legandolo con un filo da cucito abbastanza spesso. È evidente che il coinvolgimento emotivo può giocare brutti scherzi, anche al più esperto, quindi non esitate a chiamare subito il vostro veterinario prima che sia troppo tardi!
– Una volta tornati a casa, come devo comportarmi con i cuccioli?
Come prima cosa, è sempre importante un’attenta igiene dove collocherete la madre e i piccoli, per prevenire infezioni batteriche e parassitarie. Il modo migliore per favorire il recupero di una cagnolina che ha appena partorito, è procurarle del mangime per cani di ottima qualità, ricco di calorie e proteine. La sua ciotola dovrà essere sempre piena di cibo, in modo che l’animale si alimenti quando ne ha bisogno, nei momenti in cui non sia impegnata ad allattare i suoi cuccioli. L’acqua è altrettanto fondamentale: l’idratazione della cagna è molto importante anche per la produzione del latte. Così come succede per noi umani, anche la cagna e i suoi cuccioli hanno bisogno di tranquillità nel momento del post parto. La cuccia dovrà trovarsi in un posto tranquillo, appartato dai padroni. Controllate che tutti i cuccioli siano in grado di attaccarsi ai capezzoli e, a turno, fate in modo che tutti possano accedere a quelli inguinale, più ricchi di latte. Tenete sempre monitorate le mammelle della madre, prestando attenzione a un indurimento del tessuto o ad un’alterata produzione di latte. Affidatevi alle cure del vostro veterinario per prevenire una brutta e insidiosa mastite puerperale!
Dott. Elettra Squilloni
Dott. Davide Marruchi
Ambulatorio Veterinario Associato San Francesco
www.ambulatroio-sanfrancesco.it
Pubblicato il 04/12/2019