La peritonite infettiva felina non si può prevenire
Ma è possibile aumentare l’aspettativa di vita
La peritonite infettiva felina è una patologia sostenuta da un Coronavirus specifico del gatto, fatale e a lenta progressione. Si può manifestare in due forme: la prima “umida”, caratterizzata dall’accumulo di liquidi in cavità addominale o toracica, la seconda “secca”, che si manifesta con lesioni granulomatose in vari organi, quindi con sintomatologia organo-dipendente. Possono essere colpiti gatti di tutte le età e di entrambi i sessi, ma l’incidenza maggiore si osserva fra i 6 mesi ed i 2 anni. La principale via di contagio è quella oronasale per contatto con le feci infette, ma, ahimè rimane inapparente o determina solo la comparsa di una lieve enterite con diarrea, mentre l’evoluzione successiva dipende dalla risposta immunitaria del gatto. I primi sintomi sono aspecifici e comprendono febbre, depressione, inappetenza, talvolta diarrea, mentre quelli più caratteristici della FIP compaiono dopo mesi, soprattutto per la forma umida, che ha evoluzione più rapida. Nella maggior parte dei casi, i gatti colpiti dalla forma umida presenta ascite, una raccolta di liquido nella cavità addominale, invece meno frequenti sono i versamenti pleurici o pericardici. Nella FIP secca spesso possono esserci problemi al fegato, al sistema nervoso (incoordinazione, paresi, crisi convulsive) e agli occhi (infiammazione dell’uvea, raccolta di sangue nella camera anteriore dell’occhio, pus nell’umor acqueo) . Non esiste un esame diagnostico specifico, se non la biopsia dei tessuti interessati. La FIP umida è più facile da diagnosticare grazie alle caratteristica presenza di versamenti addominali o pleurici, infatti il liquido è tipicamente color paglierino e di consistenza viscosa. Non esiste, purtroppo, una terapia specifica, ma solamente trattamenti di sostegno, utilizzando farmaci immunosoppressivi, essendo una malattia su base immunologica, ed antinfiammatori, che, però, non sono in grado di curare la patologia, ma permettono di aumentare l’aspettativa di vita. Ad oggi in Italia non esistono in commercio vaccini per la prevenzione della malattia.
Dott. Davide Marruchi
Ambulatorio Veterinario Associato San Francesco
www.ambulatroio-sanfrancesco.it
Pubblicato il 02/08/2019